Beginners' Guide/Installation (Italiano)
zh-CN:Beginners' Guide/Installation zh-TW:Beginners' Guide/Installation
Contents
- 1 Installazione
- 1.1 Cambiare la mappatura della tastiera
- 1.2 Stabilire una connessione di rete
- 1.3 Preparare l'unità di archiviazione
- 1.4 Montare le partizioni
- 1.5 Selezionare un mirror
- 1.6 Installare il sistema base
- 1.7 Generare il file fstab
- 1.8 Effettuare Chroot e configurare il sistema di base
- 1.9 Configurare la rete
- 1.10 Creare un ambiente iniziale ramdisk
- 1.11 Impostare la password di Root
- 1.12 Installare e configurare un bootloader
- 1.13 Smontare le partizioni montate
Installazione
Vi verrà visualizzato un prompt in una shell e sarete loggati automaticamente come root.
Cambiare la mappatura della tastiera
Per impostazione predefinita, il layout della tastiera è impostato su us
. Se non avete una tastiera americana US è possibile cambiare il layout eseguendo:
# loadkeys layout
Dove layout corrisponde al vostro tipo di tastiera, come it
, uk
, dvorak
, be-latin1
, etc. Si veda qui per un elenco completo.
Il tipo di carattere deve essere cambiato, perché la maggior parte delle lingue usa più glifi rispetto alle 26 lettere dell'alfabeto inglese. In caso contrario, alcuni caratteri stranieri possono apparire come quadrati bianchi o altri simboli . Si noti che il nome è case-sensitive, quindi digitarlo esattamente come lo vedete:
# setfont Lat2-Terminus16
Per impostazione predefinita, la lingua è impostata su Inglese (US). Se si desidera cambiare la lingua per il processo di installazione (Italiano, in questo esempio), rimuovere il simbolo #
davanti al locale che si desidera nel file /etc/locale.gen
, insieme con l'inglese (US). Si prega di scegliere la voce UTF-8
.
Utilizzare Template:Keypress per uscire e, quando viene richiesto di salvare le modifiche, premere Template:Keypress e successivamente Template:Keypress per utilizzare lo stesso nome.
# nano /etc/locale.gen
en_US.UTF-8 UTF-8 it_IT.UTF-8 UTF-8
# locale-gen # export LANG=it_IT.UTF-8
Ricordarsi che Template:Keypress attiva e disattiva la mappatura.
Stabilire una connessione di rete
Il demone dhcpcd
della rete viene avviato automaticamente durante la fase boot e tenterà di avviare una connessione cablata, se disponibile. Provare a eseguire il ping di un sito web per vedere se ha avuto successo. E dal momento che Google è sempre attivo ...
# ping -c 3 www.google.com
PING www.l.google.com (74.125.132.105) 56(84) bytes of data. 64 bytes from wb-in-f105.1e100.net (74.125.132.105): icmp_req=1 ttl=50 time=17.0 ms 64 bytes from wb-in-f105.1e100.net (74.125.132.105): icmp_req=2 ttl=50 time=18.2 ms 64 bytes from wb-in-f105.1e100.net (74.125.132.105): icmp_req=3 ttl=50 time=16.6 ms --- www.l.google.com ping statistics --- 3 packets transmitted, 3 received, 0% packet loss, time 2003ms rtt min/avg/max/mdev = 16.660/17.320/18.254/0.678 ms
Se si ottiene un errore ping: unknown host
, per prima cosa verificare se c'è qualche problema con il cavo, o se controllare la potenza del segnale wireless, altrimenti configurare la rete manualmente, come spiegato in seguito. Quando la connessione viene stabilita si continui con il paragrafo Preparare l'unità di archiviazione.
Wired
Seguire questa procedura se si necessita di impostare una connessione cablata tramite un indirizzo IP statico.
Per prima cosa disattivare il servizio dhcpcd che è stato avviato automaticamente al boot:
# systemctl stop dhcpcd.service
Poi si identifichi il nome della propria interfaccia ethernet.
# ip link
1: lo: <LOOPBACK,UP,LOWER_UP> mtu 65536 qdisc noqueue state UNKNOWN mode DEFAULT link/loopback 00:00:00:00:00:00 brd 00:00:00:00:00:00 2: enp2s0f0: <BROADCAST,MULTICAST> mtu 1500 qdisc noop state DOWN mode DEFAULT qlen 1000 link/ether 00:11:25:31:69:20 brd ff:ff:ff:ff:ff:ff 3: wlp3s0: <BROADCAST,MULTICAST,UP,LOWER_UP> mtu 1500 qdisc mq state UP mode DORMANT qlen 1000 link/ether 01:02:03:04:05:06 brd ff:ff:ff:ff:ff:ff
In questo esempio l'interfaccia Ethernet è denominata enp2s0f0
. Se non siete sicuri, è probabile che le proprie interfacce Ethernet iniziano con la lettera "e", è improbabile che inizino con la lettera "lo" o con la lettera "w". È inoltre possibile utilizzare iwconfig
e vedere quali interfacce siano senza fili :
# iwconfig
enp2s0f0 no wireless extensions. wlp3s0 IEEE 802.11bgn ESSID:"NETGEAR97" Mode:Managed Frequency:2.427 GHz Access Point: 2C:B0:5D:9C:72:BF Bit Rate=65 Mb/s Tx-Power=16 dBm Retry long limit:7 RTS thr:off Fragment thr:off Power Management:on Link Quality=61/70 Signal level=-49 dBm Rx invalid nwid:0 Rx invalid crypt:0 Rx invalid frag:0 Tx excessive retries:0 Invalid misc:430 Missed beacon:0 lo no wireless extensions.
In questo esempio , ne enp2s0f0
, ne il dispositivo di loopback
hanno estensioni wireless, il che significa enp2s0f0
è la nostra interfaccia Ethernet.
È inoltre necessario conoscere le seguenti impostazioni:
- Indirizzo IP statico
- Subnet mask
- Indirizzo IP del Gateway
- Nome indirizzi IP del server (DNS)
- Nome di dominio (se non si tratta di una LAN locale, nel qual caso si può mettere up).
Attivare la connessione all'interfaccia Ethernet (es. enp2s0f0
):
# ip link set enp2s0f0 up
Aggiungere l'indirizzo:
# ip addr add Indirizzo IP/subnetmask dev nome_interfaccia
Ad esempio:
# ip addr add 192.168.1.2/24 dev enp2s0f0
Per maggiori opzioni, eseguire man ip
Allo stesso modo aggiungere il vostro gateway, sostituendo <Indirizzo IP> col l'indirizzo IP del vostro gateway.:
# ip route add default via Indirizzo IP
Ad esempio:
# ip route add default via 192.168.1.1
Modificare il file /etc/resolv.conf
immettendo il vostro nome di indirizzi IP del server (DNS) e il vostro nome di dominio:
# nano /etc/resolv.conf
nameserver 61.23.173.5 nameserver 61.95.849.8 search example.com
nameserver
.Ora si dovrebbe avere una connessione di rete funzionante . In caso contrario, controllare in dettaglio la pagina Configurazione della Rete.
Wireless
Seguire la seguente procedura si necessita di una connessione wireless (WiFi) durante l'installazione.
Per prima cosa bisogna identificare la propria interfaccia wireless:
# iw dev
phy#0 Interface wlp3s0 ifindex 3 wdev 0x1 addr 00:21:6a:5e:52:bc type managed
In questo esempio, wlp3s0
è l'interfaccia wireless disponibile. Se non siete sicuri, è probabile che la vostra interfaccia wireless inizi con la lettera " w", e improbabile che sia "lo" o che inizi con la lettera "e".
Accendere l'interfaccia con:
# ip link set wlp3s0 up
Una piccola percentuale di chipset wireless richiedono un firmware oltre al corrispondente driver. Se si ottiene un output come SIOCSIFFLAGS: No such file or directory
, questo significa che è necessario caricare manualmente il firmware. Se non si è sicuri, eseguire dmesg
per interrogare il log del kernel per una richiesta di firmware da parte del chipset wireless. Ad esempio , se si dispone di un chipset Intel che necessita ed ha richiesto un firmware al kernel all'avvio.
# dmesg | grep firmware
firmware: requesting iwlwifi-5000-1.ucode
Se non vi è output, si può concludere che il chipset wireless del sistema non richiede firmware..
Successivamente utilizzare wifi-menu
fornito da netctl per connettersi ad una rete:
# wifi-menu wlp3s0
Ora si dovrebbe avere una connessione di rete funzionante. In caso contrario controllare la dettagliata pagina Wireless Setup.
In alternativa utilizzare iw dev wlp3s0 scan | grep SSID
per eseguire la scansione delle reti disponibili, e successivamente utilizzare connettersi ad una rete con:
# wpa_supplicant -B -i wlp3s0 -c <(wpa_passphrase "ssid" "psk")
È necessario sostituire l' ESSID con il nome della connessione di rete (ad esempio, "Linksys ecc .."), e "psk" con la propria password. Lasciare le virgolette attorno al nome di rete e la password.
Infine,si deve dare alla vostra interfaccia un indirizzo IP. Questo può essere impostato manualmente o mediante DHCP:
# dhcpd wlp3s0
Modem analogici, ISDN o PPoE DSL
Se si dispone di una connessione dial-up, o ISDN, consultare la pagina Direct Modem Connection.
Reti dietro un Server Proxy
Se si è dietro ad un server proxy, è necessario esportare le variabili di ambiente http_proxy
e ftp_proxy
. Si consulti il wiki Proxy settings per ulteriori informazioni.
Preparare l'unità di archiviazione
Coloro che non hanno dimestichezza con tool a riga di comando, e i novizi, sono incoraggiati ad utilizzare uno strumento grafico di partizionamento. GParted è un buon esempio ed è disponibile con un CD "Live". Inoltre è anche incluso nei CD live della maggior parte dei distributioni Linux, come Ubuntu e Linux Mint. Un dispositivo deve prima di tutto essere partizionato, e le partizioni devono essere formattate con un file system prima di riavviare.
La raccomandazione per un sistema che si avvia tramite UEFI, invece che in modalità legacy MBR, è di formattare l'unità utilizzando una tabella delle partizioni GPT. Questo significa che se l'unità è stato precedentemente già partizionata con una tabella di partizione MBR (MSDOS), si creerà una nuova tabella di partizione che distruggerà tutti gli altri dati presenti sul disco. Solo una volta che la nuova tabella delle partizioni è stata creata su un disco si possono creare le singole partizioni con un qualsiasi tipo di formato scelto. Quando si usa Gparted, selezionando l' opzione per creare una nuova tabella delle partizioni essa creerà per impostazione predefinita una tabella delle partizioni "msdos". Se avete intenzione di seguire il consiglio di creare una tabella di partizione GPT, allora avete bisogno di scegliere "Avanzate" (Advanced) e quindi selezionare "gpt" dal menu a discesa. Questo non può essere fatto se già si dispone di un'installazione di Windows sul disco che si desidera di mantenere. E 'quindi estremamente importante non modificare la tabella delle partizioni GPT, se si ha intenzione di avere un sistema dual boot. Lasciare il disco dove è installato Windows intatto e cercare di ottenere l'installazione di Linux funzionante con UEFI su un disco che contiene una tabella di partizione MBR (legacy).
Inoltre, alcuni computer più recenti sono pre-installati con Windows 8, che utilizzerà Secure Boot. Arch Linux attualmente non supporta il Secure Boot, ma è stato riscontrato che alcune installazioni di Windows 8 non si avviano se il Secure Boot è disattivato nel BIOS. In alcuni casi è necessario spegnere sia Secure Boot che Fastboot dalle opzioni del BIOS, in modo da consentire a Windows 8 di avviarsi senza Secure Boot. Tuttavia ci sono potenziali rischi per la sicurezza spegnendo Secure Boot per l'avvio di Windows 8. Pertanto, può essere una scelta migliore quella di mantenere l' installazione di Windows 8 intatta e utilizzare un secondo disco rigido indipendente per l' installazione di Linux -che può poi essere ripartizionato da zero utilizzando una tabella di partizioni GPT. Una volta fatto ciò, la creazione di più partizioni ext4/FAT32/swap sul secondo disco può essere il modo migliore di proseguire se il computer dispone di due unità a disposizione. Questo non è spesso facile o possibile su un piccolo computer portatile. Attualmente, Secure Boot non è ancora in uno stato completamente stabile per il funzionamento affidabile, anche per le distribuzioni Linux che lo supportano.
Si veda Swap per i dettagli, se si desidera creare una partizione di swap o un file di swap . Un file di swap è più facile da ridimensionare di una partizione e può essere creato in qualsiasi momento dopo l'installazione , ma non può essere utilizzato con un filesystem Btrfs .
Se avete già effettuato questa procedura, si proceda con Montare le partizioni. In caso contrario, vedere il seguente esempio.
Esempio
L'attuale supporto di installazione di Arch Linux include i seguenti tool di partizionamento:
- gdisk e cgdisk – supportano solo una tabella di partizioni GPT.
- fdisk e cfdisk – supportano solo una tabella di partizioni MBR.
- parted – supporta entrambi.
Questo esempio utilizza cfdisk, ma può essere eseguita con cgdisk, che consentirà il partizionamento GPT al posto dell'MBR.
# cfdisk /dev/sda
Il sistema di esempio conterrà una partizione root da 15 GB, e una partizione home per lo spazio su disco rimanente.
Si sottolinea ancora una volta che il partizionamento è una scelta personale e questo esempio è solo a scopo illustrativo. Si consulti la pagina sul partizionamento.
Root:
- Scegliere "New" (o premere Template:Keypress) - premere Template:Keypress per scegliere "Primary" - Digitare la grandezza in "15G" - premere Template:Keypress per scegliere "Beginning" - premere Template:Keypress per scegliere "Bootable".
Home:
- Muoversi col tasto freccia in basso selezionando lo spazio libero
- Scegliere "New" (o premere Template:Keypress) - premere Template:Keypress per scegliere "Primary" - premere Template:Keypress per utilizzare tutto lo spazio rimanente sul disco, oppure (indicare la grandezza desiderata)
Ecco come dovrebbe apparire:
Name Flags Part Type FS Type [Label] Size (MB) ------------------------------------------------------------------------- sda1 Boot Primary Linux 15360 #root sda2 Primary Linux 133000 #/home
Siate consapevoli del fatto che questa operazione distruggerà i dati sul disco, quindi ricontrollate tutto il lavoro e assicuratevi che le dimensioni delle partizioni, così come la tabella delle partizioni, siano quelle volute, prima di continuare.
Se volete ricominciare da capo, si può semplicemente selezionare Quit (o premere Template:Keypress) per uscire senza salvare le modifiche e quindi riavviare cfdisk.
Se si è soddisfatti, selezionare "Write" (o premere Template:Keypress) per finalizzare e scrivere la tabella delle partizioni sul disco. Premere "yes" e scegliere "Quit" ( o premere Template:Keypress) per uscire da cfdisk, senza apportare più modifiche.
Il semplice partizionamento non è sufficiente, utilizzare l'utility mkfs
per formattare le partizioni con un File Systems. Per formattare le partizioni con filesystem ext4
:
# mkfs.ext4 /dev/sda1 # mkfs.ext4 /dev/sda2
Se si è creata una partizione dedicata per swap (code 82), non si dimentichi di formattarla e attivarla con:
# mkswap /dev/sdaX # swapon /dev/sdaX
Montare le partizioni
Ogni partizione è identificata con un suffisso numerico. Ad esempio, sda1
specifica la prima partizione del primo disco, mentre sda
indica l'intero disco.
Per visualizzare lo schema delle partizioni correnti:
# lsblk /dev/sda
Fate attenzione, perché l'ordine di montaggio è importante. Per prima cosa, montare la partizione di root su /mnt
. Seguendo l'esempio precedente (il vostro potrebbe essere diverso):
# mount /dev/sda1 /mnt
In seguito montare la partizione /home
e qualsiasi altra partizione separata (/boot
, /var
, etc. ), se ne avete.
# mkdir /mnt/home # mount /dev/sda2 /mnt/home
Nel caso si abbia una scheda madre UEFI, montare la partizione UEFI:
# mkdir /mnt/boot/efi # mount /dev/sdaX /mnt/boot/efi
Selezionare un mirror
Prima di procedere è necessario modificare il file mirrorlist
e inserire il vostro mirror preferito in cima alla lista . una copia di questo file sarà pure installato sul vostro nuovo sistema da pacstrap
, quindi conviene impostarlo come si deve.
# nano /etc/pacman.d/mirrorlist
## ## Arch Linux repository mirrorlist ## Sorted by mirror score from mirror status page ## Generated on 2012-MM-DD ## Server = http://mirror.example.xyz/archlinux/$repo/os/$arch ...
- Con Template:Keypress copiate una linea
Server
. - Col tasto Template:Keypress posizionatevi in cima.
- Con Template:Keypress copiate la linea all'inizio della lista.
- Con Template:Keypress sipuò uscire, e quando viene richiesto di salvare le modifiche, premere Template:Keypress ed Template:Keypress per utilizzare lo stesso nome.
Se si desidera, è possibile rendere il mirror copiato l'unico disponibile e cancellare tutto il resto (utilizzando Template:Keypress), ma di solito è una buona idea averne qualcuno in più, nel caso in cui il primo risulti offline.
pacman -Syy
. Questa è considerata una buona pratica per evitare possibili mal di testa . Si veda Mirrors per ulteriori informazioni.
- Se il supporto di installazione che state utilizzando è vecchio, la vostra lista dei server mirror potrebbe essere superata, ciò potrebbe portare a problemi durante l'aggiornamento di Arch-Linux tramite pacman (Si veda il FS#22510). Pertanto si consiglia di ottenere una versione aggiornata del mirrorlist, come descritto sopra.
- Sono stati segnalati alcuni problemi sul forum di Arch Linux per quanto concerne dei problemi di rete che impediscono a pacman di aggiornare/sincronizzare i repository (si veda [1] e [2] ). Quando si installa nativamente Arch, questi problemi sono stati risolti sostituendo il la variabile predefinita per lo scaricamento dei pacchetti di pacman con uno alternativo (si veda migliorare le prestazioni di Pacman per maggiori dettagli). Quando si installa Arch come un sistema operativo Guest in Virtualbox, questo problema è stato risolto utilizzando "interfaccia host" invece di "NAT" nelle proprietà della macchina virtuale.
Installare il sistema base
Il sistema base viene installato tramite l'ausilio dello script pacstrap.
L'opzione -i
può essere omessa se si desidera installare tutti i pacchetti del gruppo base senza chiedere conferma.
# pacstrap -i /mnt base
cal
. Se la data di sistema non è valida (ad esempio, mostra l'anno 2010), le chiavi per la firma dei pacchetti verranno considerate scadute (o non valide), i controlli sulle firme dei pacchetti falliranno e l'installazione verrà interrotta. Assicurarsi di correggere l'ora del sistema, sia in modo manuale, o con il client ntp, e ripetere l'esecuzione del comando pacstrap. Fare riferimento a alla pagina Time per ulteriori informazioni sulla correzione di ora di sistema.error: failed to commit transaction (invalid or corrupted package)
, eseguire il seguente comando :
# pacman-key --init && pacman-key --populate archlinux
Questo vi consentirà di avere un sistema base di Arch Linux. Altri pacchetti possono essere installati in seguito tramite pacman.
Generare il file fstab
Generare un file fstab con il seguente comando. Saranno utilizzati gli UUID
perché hanno alcuni vantaggi (si veda Identificare i filesystem). Se invece si preferisce utilizzare le etichette, sostituire l'opzione -U
con il parametro -L
.
# genfstab -U -p /mnt >> /mnt/etc/fstab # nano /mnt/etc/fstab
Alcune considerazioni :
- Solo la partizione di root
/
deve avere un valore1
per l'ultimo campo. Tutto il resto dovrebbero avere un2
o uno0
(si veda Definizione dei campi).
Effettuare Chroot e configurare il sistema di base
Successivamente bisogna entrare tramite chroot nel nostro nuovo sistema installato.
# arch-chroot /mnt
arch-chroot /mnt /bin/bash
per avere chroot in una shell bash.In questa fase dell'installazione, sarà possibile configurare i file di configurazione principali del proprio sistema base di Arch Linux. Questi possono essere creati, se non esistono, o modificati, se si desidera modificare le impostazioni predefinite .
Seguire da vicino e comprendere questi passaggi è di fondamentale importanza per garantire un sistema configurato correttamente.
Locale
I Locale sono utilizzati da glibc ed altri programmi o librerie per generare le localizzazioni specifiche, il rendering del testo, i simboli specifici della lingua, visualizzare correttamente i valori monetari regionali, ora e formato della data, idiosincrasie alfabetiche, e le altre impostazioni internazionali specifiche.
Ci sono due file che hanno bisogno di essere modificati: locale.gen
e locale.conf
.
-
locale.gen
è un file vuoto (tutte le voci commentate) per impostazione predefinita, ed è necessario rimuovere il simbolo#
davanti alle stringhe che si intende attivare. È possibile rimuovere il commento a più righe della stessa lingua, fino a quando si sceglie tra di essi la codificaUTF-8
.
# nano /etc/locale.gen
en_US.UTF-8 UTF-8 it_IT.UTF-8 UTF-8
# locale-gen
Questo verrà eseguito ad ogni aggiornamento di glibc, rigenerando di tutti i locali inclusi in /etc/locale.gen
.
- Il file
locale.conf
non esiste per impostazione predefinita. Impostare solo la variabileLANG
dovrebbe essere sufficiente. Esso fungerà da valore di default per tutte le altre variabili.
# echo LANG=en_US.UTF-8 > /etc/locale.conf # export LANG=en_US.UTF-8
# echo LANG=it_IT.UTF-8 > /etc/locale.conf # export LANG=it_IT.UTF-8
Per impostare altri locali per le variabili LC_*
, eseguire prima il comando locale
per visualizzare le opzioni disponibili e aggiungerli a locale.conf
. Non è consigliabile impostare la variabile LC_ALL
. Potete trovare un esempio avanzato qui.
Mappatura e Font per la Console
Se avete impostato una mappatura della tastiera all'inizio del processo di installazione, caricarlo ora, poiché l'ambiente è cambiato. Per esempio :
# loadkeys it # setfont Lat2-Terminus16
Per rendere disponibili le modifiche dopo il riavvio, editare il file /etc/vconsole.conf
.
# nano /etc/vconsole.conf
KEYMAP=it FONT=Lat2-Terminus16
-
KEYMAP
- Si prega di notare che questa impostazione è valida solo per le TTY, non per tutti i gestori di finestre grafici o per Xorg.
-
FONT
- I font disponibili per la console sono elencati in/usr/share/kbd/consolefonts/
. Il valore predefinito (vuoto) è sicuro. ma alcuni caratteri stranieri possono apparire come quadrati bianchi o altri simboli. Si consiglia di cambiare comeLat2-Terminus16
. Poiché, come citato in/usr/share/kbd/consolefonts/README.Lat2-Terminus16
, dovrebbe sostenere "circa 110 gruppi linguistici".
- Opzione aggiuntiva
FONT_MAP
- Definisce la mappatura per la console da caricare con il programma setfont al boot. Si legga {{ic|man setfont}. Il valore predefinito (vuoto) o la sua rimozione è sicura e non crea problemi.
Si veda Font per Console e man vconsole.conf
per avere maggiori informazioni.
Time zone
I fusi orari disponibili e le regioni possono essere trovati nelle directory /usr/share/zoneinfo/<Zone>/<SubZone>
.
Per poter visualizzare le zone disponibili, controllando la directory /usr/share/zoneinfo/
:
# ls /usr/share/zoneinfo/
Allo stesso modo potete controllare il contenuto della directory appartenente ad una SubZone:
# ls /usr/share/zoneinfo/Europe
Creare un collegamento simbolico a /etc/localtime
con il file corrispondente alla vostre esigenze, /usr/share/zoneinfo/<Zone>/<SubZone>
, usando questo comando:
# ln -s /usr/share/zoneinfo/<Zone>/<SubZone> /etc/localtime
Esempio:
# ln -s /usr/share/zoneinfo/Europe/Rome /etc/localtime
Hardware clock
Impostare la modalità orologio hardware in modo uniforme tra i sistemi operativi sulla stessa macchina. Altrimenti l'orario può essere sovrascritto e causare sfasamenti di orario.
Potete generare il file /etc/adjtime
automaticamente utilizzando uno dei seguenti comandi:
- UTC (raccomandato)
- Nota: Utilizzare UTCper l'orologio hardware non significa che verrà utilizzato UTC nel software.
-
# hwclock --systohc --utc
Per sincronizzare il vostro tempo "UTC" su internet , vedere NTPd.
- localtime (Altamente Sconsigliato) - utilizzato di default in Windows.
-
# hwclock --systohc --localtime
Se avete un sistema dual-boot con Windows (o avete in previsione di averlo):
- Raccomandato. Impostare sia Arch Linux che Windows in modo che utilizzino UTC. Si necessita una correzione del registro di Windows. Inoltre, assicurarsi di impedire a Windows di sincronizzare l'orologio da internet, in modo che l'orologio hardware utilizzi nuovamente localtime.
- Sconsigliato. Impostare Arch Linux su localtime e disabilitare ogni servizio relativo all'impostazione dell'orologio, come NTPd. Questo permetterà a Windows di prendersi cura della correzione dell'ora hardware e sarà necessario ricordarsi di avviare Windows almeno due volte l'anno (in primavera e autunno), quando DTS elabora l'ora legale. Quindi, per favore non chiedere sul forum perchè l'orologio è un'ora indietro o in avanti se utilizzate questo sistema e siete soliti passare molto tempo senza avviare Windows.
Moduli del Kernel
Per aggiungere i moduli del kernel da caricare durante l'avvio, creare un file *.Conf
in /etc/modules-load.d/
, con un nome in base al programma che li utilizza .
# nano /etc/modules-load.d/virtio-net.conf
# Carica il modulo 'virtio-net.ko' al boot. virtio-net
Se ci sono più moduli da caricare per *.conf
, I nomi dei moduli possono essere separati andando a capo. Un buon esempio risulta VirtualBox Guest Additions.
Le righe vuote e linee il cui primo carattere è #
o ;
, vengono ignorate.
Hostname
Impostare l'hostname a vostro piacimento (ad esempio "arch"):
# echo myhostname > /etc/hostname
/etc/hosts
. Il pacchetto nss-myhostname provvederà alla risoluzione del nome host, ed è installato su tutti i sistemi per impostazione predefinita.Configurare la rete
È necessario configurare la rete ancora una volta, ma questa volta per l'ambiente appena installato. La procedura e prerequisiti sono molto simili a quella descritta precedentemente, eccetto che stiamo per renderla persistente ed eseguita automaticamente all'avvio.
/etc/udev/rules.d/80-net-name-slot.rules
che maschera il file con lo stesso nome situato sotto /usr/lib/udev/rules.d
(In alternativa, invece di un file vuoto, usare un link simbolico a /dev/null
è un altro metodo di mascheramento accettabile.Reti Wired
IP Dinamico
- Utilizzando dhcpcd
Se si utilizza solo un singolo collegamento di rete fissa cablata, non avete bisogno di un servizio di gestione della rete e si può semplicemente attivare il servizio dhcpcd
. Dove nome_interfaccia
è la vostra interfaccia cablata :
# systemctl enable dhcpcd@nome_interfaccia.service
- Utilizzando netctl
Copiare un profilo campione da /etc/netctl/examples
a /etc/netctl
:
# cd /etc/netctl # cp examples/ethernet-dhcp my-network
Modificare il profilo in base alle proprie esigenze (impostando Interface
):
# nano my-network
Abilitare il profilo my-network
:
# netctl enable my-network
- Utilizzando netctl-ifplugd
In alternativa, è possibile utilizzare il servizio netctl-ifplugd
, che gestisce con egregiamente le connessioni dinamiche a nuove reti:
Installare ifplugd, che è richiesto per net-auto-wired
:
# pacman -S ifplugd
Quindi attivare per l'interfaccia che si desidera:
# systemctl enable netctl-ifplugd@<interfaccia>.service
Ip Statico
- Utilizzando netctl
Copiare un profilo di esempio da /etc/netctl/examples
a /etc/netctl
:
# cd /etc/netctl # cp examples/ethernet-static .
Modificare il profilo in base alle proprie esigenze (impostando Interface
, Addr
, Gateway
e DNS
):
# nano my-network
- Si noti la
/24
inAddress
che è la notazione CIDR della netmask255.255.255.0
.
Abilitare il profilo creato sopra per avviarlo ad ogni avvio:
# netctl enable my-network
Reti Wireless
# pacman -S zd1211-firmwareVedere Wireless Setup per ulteriori informazioni.
Installare iw, wpa_supplicant e wpa_actiond, che saranno necessari per stabilire una connessione di rete.
# pacman -S iw wpa_supplicant wpa_actiond
Aggiungere connessioni wireless
- Utilizzando wifi-menu
Installare dialog, che è richiesto per usare wifi-menu
:
# pacman -S dialog
Dopo aver terminato il resto di questa installazione e riavviato il sistema, è possibile collegarsi alla rete con wifi-menu nome_interfaccia
(dove nome_interfaccia
è l'interfaccia del vostro chipset wireless).
# wifi-menu nome_interfaccia
- Utilizzando un profilo con netctl
Copiare un profilo di rete da /etc/netctl/examples
a /etc/netctl
:
# cd /etc/netctl
# cp examples/wireless-wpa my-network
Modificare il profilo in base alle vostre necessità (modificando Interface
, ESSID
e Key
):
# nano my-network
Connettersi automaticamente a reti conosciute
Abilitare il servizio netctl-auto
, che si collegherà alle reti conosciute, e gestirà ordinatamente il roaming e la disconnessione:
# systemctl enable netctl-auto@nome_interfaccia.service
Modem analogici, ISDN o PPoe DSL
Per attivare una connessione a modem xDSL, dial-up e ISDN, consultare il wiki Direct Modem Connection.
Creare un ambiente iniziale ramdisk
Qui è necessario impostare i giusti hooks se root risiede su un disco USB, se si utilizza un sistema RAID, LVM, o se /usr
è in una partizione separata.
Modificare /etc/mkinitcpio.conf
in base alle proprie esigenze e ri-generare l'immagine initramfs con
# mkinitcpio -p linux
virtual-manager
), potrebbe necessitare dell'aggiunta dei moduli virtio
in mkinitcpio.conf
per essere in grado di avviarsi.
# nano /etc/mkinitcpio.conf
MODULES="virtio virtio_blk virtio_pci virtio_net"
Impostare la password di Root
Potete impostare la password di root con
# passwd
Installare e configurare un bootloader
Schede Madri BIOS
Per i sistemi BIOS sono disponibili due bootloader : syslinux e GRUB. Si scelga il bootloader secondo le vostre esigenze.
- Syslinux è (attualmente) limitato a caricare solo i file dalla partizione in cui è stato installato. Il suo file di configurazione è considerato più facile da capire. Esempi di configurazione possono essere trovati qui.
- GRUB è più ricco di funzionalità e supporta scenari più complessi. Il suo file di configurazione è più simile ad un linguaggio di scripting, e modificarli manualmente può essere difficile per i principianti. Si raccomanda di generarne automaticamente uno.
Syslinux
Installare il pacchetto syslinux e successivamente utilizzare lo script syslinux-install_update
per installare automaticamente il bootloader (-i
), marcare la partizione come active impostandola con il flag di boot (-a
), e installarlo sul codice di avvio MBR (-m
):
# pacman -S syslinux # syslinux-install_update -i -a -m
Configurare il file syslinux.cfg
per puntare alla giusta partizione di /root
. Questo passaggio è fondamentale. Se dovesse puntare alla partizione sbagliata, Arch Linux non si avvia.Cambiare /dev/sda3
in modo che coincida con la vostra partizione root designata (se avete partizionato il disco come abbiamo fatto nell'esempio, la vostra partizione di root sarà sda1). Fate lo stesso per LABEL archfallback
.
# nano /boot/syslinux/syslinux.cfg
... LABEL arch ... APPEND root=/dev/sda3 ro ...
Per di ulteriori informazioni su come configurare e utilizzare Syslinux, consultare la pagina Syslinux.
GRUB
Installare il pacchetto grub-bios ed eseguire il comando grub-install /dev/sda
per installare il bootloader :
/dev/sda
in modo che rifletta il dispositivo su cui è stato installato Arch. Non aggiungere un numero alla partizione (non utilizzare sdaX
).# pacman -S grub-bios # grub-install --recheck /dev/sda # cp /usr/share/locale/en\@quot/LC_MESSAGES/grub.mo /boot/grub/locale/en.mo
parted -s /dev/sda set 1 bios_grub on
e successivamente riprovare grub-install dovrebbe risolvere il problema.
Mentre è possibile utilizzare un file grub.cfg
creato manualmente, si raccomanda per i principianti di generarne uno automaticamente:
# grub-mkconfig -o /boot/grub/grub.cfg
Per di ulteriori informazioni su come configurare e utilizzare GRUB, si veda la pagina GRUB.
Per schede madri con UEFI
Per un avvio UEFI, il disco deve essere partizionato in GPT, e una "partizione di sistema UEFI" (512 MiB o superiore, di tipo EF00
, formattata in FAT32") deve essere presente e montata su /boot/efi
. Se avete seguito questa guida dall'inizio, avete già effettuato questo passaggio.
Vi sono diversi bootloader UEFI disponibili, viene raccomandato l'utilizzo di EFISTUB. Di seguito troverete le istruzioni per impostare EFISTUB e GRUB (naturalmente se ne sceglie solo uno di loro).
EFISTUB
Il kernel Linux può agire come un proprio bootloader proprio utilizzando EFISTUB. Questo è il metodo di avvio UEFI raccomandato dagli sviluppatori ed è più semplice rispetto all'utilizzo di grub-efi-x86_64
. La procedura riportata di seguito imposta rEFInd per fornire un menu EFISTUB per il kernel, nonché per l'avvio di altri bootloader UEFI. Boot manager EFISTUB alternativi possono essere trovati sulla pagina UEFI Bootloaders#Booting EFISTUB.
Sia rEFInd che gummiboot sono in grado di rilevare Windows bootloader UEFI in caso di dual-boot.
1. Montare la UEFI System Partition in /mnt/boot/efi
e successivamente effettuare il chroot in /mnt
.
2. copiare i file del kernel e di initramfs in /mnt/boot/efi
:
# mkdir -p /boot/efi/EFI/arch/ # cp /boot/vmlinuz-linux /boot/efi/EFI/arch/vmlinuz-arch.efi # cp /boot/initramfs-linux.img /boot/efi/EFI/arch/initramfs-arch.img # cp /boot/initramfs-linux-fallback.img /boot/efi/EFI/arch/initramfs-arch-fallback.img
boot
, allora potete ignorare questo passaggio.Ogni volta che il kernel e il file initramfs vengono aggiornati in /boot
, hanno bisogno di essere aggiornati anche in /boot/efi/EFI/arch
. Questo può essere automatizzato utilizzando systemd.
3. Per il boot manager di rEFInd, installare i pacchetti refind-efi e efibootmgr:
# pacman -S refind-efi
4. Installare rEFInd sulla UEFI System Partition (come decritto in UEFI Bootloaders#Using rEFInd):
# mkdir -p /boot/efi/EFI/refind # cp /usr/lib/refind/refind_x64.efi /boot/efi/EFI/refind/refind_x64.efi # cp /usr/lib/refind/config/refind.conf /boot/efi/EFI/refind/refind.conf # cp -r /usr/share/refind/icons /boot/efi/EFI/refind/icons # cp -r /usr/lib/refind/drivers_x64 /boot/efi/EFI/refind/drivers
5. Creare un file /boot/efi/EFI/arch/refind_linux.conf
con i parametri del kernel per essere utilizzati da rEFInd:
refind_linux.conf
dove è stato copiato il kernel e l'initramfs.# cp /usr/lib/refind/config/refind_linux.conf /boot/refind_linux.conf # nano /boot/refind_linux.conf
Modificate il valore PARTUUID
in modo che corrisponda all'UUID della vostra partizione di root. Per scoprire quale sia l'UUID da utilizzare servitevi del comando $ ls -l /dev/disk/by-partuuid/
.
Se non si desidera utilizzare l' UUID, è possibile impostare root=/dev/sdXY
. Questa deve riferirsi alla partizione di root, e non alla partizione di avvio (/boot), se l'avete creata separatamente.
È inoltre necessario impostare il rootfstype
. Se avete scelto di utilizzare ext4 sulla partizione di root, allora dovreste impostarla in questo modo: rootfstype=ext4
6. Aggiungere rEFInd al menu di avvio UEFI utilizzando efibootmgr. Sostituire X e Y con l' unità e la partizione del UEFI System Partition. Per esempio, in /dev/sdc5
, X è "c" e Y è "5".
# modprobe efivars # efibootmgr -c -d /dev/sdX -p Y -w -L "rEFInd" -l '\EFI\refind\refind_x64.efi'
efibootmgr
senza argomenti e vedere se una nuova voce è apparsa nella lista visualizzata. Se non vi è alcuna nuova voce non sarà possibile entrare in rEFInd al riavvio, come se il menu di avvio UEFI è stato lasciato invariato. In questo caso, sarà invece necessario entrare nella shell UEFI e aggiungere manualmente una voce al menu di avvio UEFI con il comando bcfg
come descritto qui.MaxVariableSize=0
. Combinato con un kernel recente che impone il controllo di tale valore, questo impedisce a efibootmgr
di impostare nuove variabili EFI. Queste schede madri non supportano l'UEFI Shell v2, quindi non è possibile utilizzare il metodo via bcfg
. Per ovviare a questo, aggiungere efi_no_storage_paranoia
alla riga di comando del kernel. È possibile farlo premendo il tasto Template:Keypress nel menu del bootloader.GRUB
Installare i pacchetti grub-efi-x86_64 e efibootmgr ed eseguire grub-install
per installare il bootloader:
grub-efi-i386
al posto di grub-efi-x86_64
.# pacman -S grub-efi-x86_64 efibootmgr # grub-install --efi-directory=/boot/efi --bootloader-id=arch_grub --recheck # cp /usr/share/locale/en\@quot/LC_MESSAGES/grub.mo /boot/grub/locale/en.mo
Mentre, successivamente è possibile utilizzare un file grub.cfg
creato manualmente, si raccomanda, per i principianti, di generarne uno automaticamente:
# grub-mkconfig -o /boot/grub/grub.cfg
grub-install
dovrebbe creare una nuova voce al menu di boot UEFI. Se non vi è alcuna nuova voce sarà necessario entrare nella shell UEFI e aggiungere manualmente una voce al menu di avvio UEFI con il comando bcfg
come descritto qui.Per di ulteriori informazioni su come configurare e utilizzare GRUB, si veda la pagina GRUB.
Smontare le partizioni montate
Uscire dall'ambiente chroot:
# exit
Precedentemente, come esempio, si sono montate le partizioni sotto /mnt
. In questa fase procederemo a smontarle tutte.
# umount /mnt/{boot,home,}
Riavviare il computer:
# reboot